27 dicembre 2010

Un anno in conservatorio

Siamo arrivati alla pausa di fine anno. Come sempre è troppo presto per fare bilanci. Le lezioni sono iniziate a novembre e fino a metà dicembre la classe non era ancora definita nel suo organico. Ultima arrivata è Agnese che si è iscritta al primo anno di trinnio. La cosa curiosa è che sembra non esistere un triennio di flauto, ma in segreteria e sul sito del conservatorio risulta esserci solo un triennio di traversiere! Se non esiste ce lo inventeremo. Il problema è che Agnese deve fare un suo piano di studio e se non ci sono i programmi... Ancora non conosco le posizioni dei miei colleghi in merito alla riforma, ma a Frosinone quasi tutti gli insegnanti del dipatimento dei Fiati puntavano sul prolungare il più possibile il vecchio ordinamento e indirizzavano al triennio gli allievi meno dotati. Considero questo un grave errore strategico perché, volenti o nolenti, il vecchio ordinamento non esiste più e il nostro futuro è nei corsi di triennio (e, si spera al più presto, nel biennio attualmente ancora in fase "sperimentale"). Bisogna costruire corsi di triennio validi e competitivi sia nei confronti degli altri conservatori che delle scuole private. Per fare questo bisogna superare la vecchia concezione che ogni singolo allievo "appartiene" a un determinato insegnante. Nei corsi di triennio (e di biennio) ogni allievo deve seguire vari corsi che possono essere tenuti da diversi insegnanti. Ad esempio: Repertorio flautistico; Pratica e passi orchestrali; Ottavino; Flauto in sol e flauti bassi; Repertorio contemporaneo e d'avanguardia; Repertorio barocco; Repertorio pop, jazz e rock; Storia del flauto; Organologia e tecniche di riparazione; etc. Ovviamente questi sono solo alcuni esempi e non materie da propinare in blocco allo studente (non avrebbe il tempo per studiare). Se invece continuiamo a voler insegnare solo ed esclusivamente al vecchio ordinamento ci autoeliminiamo dal processo di riforma e ci autoreleghiamo pericolosamente in una fascia d'insegnamento di scuola secondaria, dato che la maggioranza degli allievi del vecchio ordinamento ha una età compresa tra gli 11 e i 18 anni..

17 novembre 2010

Un anno in conservatorio

Ho ascoltato quasi tutti gli allievi tranne Valerio che ha una mano fasciata e Cristina che era influenzata. Ovviamente devo prendere ancora le misure a quelli che non conosco per poter fare lezione con profitto. Da questo punto di vista i più avvantaggiati sono Virginia e Davide che mi hanno seguito da quel di Frosinone. Con loro sono potuto ripartire dal lavoro interrotto questa estate. In classe ci sono anche Irene e Chiara che dovrebbero essere le ultime entrate con il vecchio ordinamento. Da quest'anno la legge 508/99 diventa realtà trasformando i conservatori e gli IMP in Università della musica! Peccato che i licei musicali (che dovrebbero preparare musicalmente gli studenti, in gran parte usciti dalle scuole medie a indirizzo musicale, fino alla maturità) siano degli oggetti misteriosi e in numero decisamente insufficente. Peccato anche che i docenti di conservatorio siano diventati professori universitari come tipologia di lavoro, ma non giuridicamente ed economicamente. Peccato... che questa riforma non sia stata varata prima di aprire conservatori a raffica senza una precisa politica musicale, in contemporanea con la chiusura di prestigiose orchestre della RAI. Dal prossimo anno, in teoria, dovremmo fare lezione solo agli studenti di triennio e di biennio. Peccato che nella mia classe non ce ne sia neanche uno!

12 novembre 2010

Un anno in conservatorio

Si comincia! Martedì 9 la prima lezione.
Prima partecipo al collegio dei docenti che si apre con il saluto ai colleghi che vanno in pensione e a quelli che, come me, subentrano. Mi colpisce l'alto numero dei pensionati rispetto a quello dei miei precedenti conservatori. D'altronde Roma è per molti una sede di arrivo e fine carriera. Io mi trasferisco a 54 anni e con molta probabilità finirò quì la mia attività in conservatorio.
Devo annotare su questo diario che sono rimasto perplesso nel non vedermi confermati gli stessi giorni dell'insegnante precedente. La motivazione mi evoca ricordi di caserma quando c'era la distinzione tra i "nonni" e le giovani "spine". Mi è stato detto che i professori trasferiti, essendo gli ultimi arrivati, devono sistemarsi nei giorni e nelle aule lasciate liberi dagli "anziani" (le esigenze degli allievi non sono state prese minimamente in considerazione). Per questo motivo il martedì pomeriggio mi è stata assegnata l'aula ex-archivio, alla quale si accede da una scala interna dal terzo piano. Si tratta di un'aula sotto il tetto considerata scomoda sia per le quattro rampe di scale, che per il clima freddo d'inverno e caldo d'estate. Ma quest'aula ha per me un grande valore affettivo essendo l'aula dove facevo lezione di musica elettronica con Franco Evangelisti. Franco è stato un'insegnante e un uomo al quale ero molto affezzionato e che ha fortemente influenzato la mia vita musicale e privata. Lui è sempre con me, anche dopo la sua morte avvenuta iol 28 gennaio del 1980. L'ultima volta che l'ho visto e che ho ascoltato la sua voce è stato proprio in quest'aula dove si fa lezione guardando il cielo di Roma.

7 novembre 2010

"Passione", un'occasione perduta

Ieri ho visto il film Passione di John Turturro al cinema Fiamma di Roma. Prima di tutto due parole sul locale. Oltre alla pessima organizzazione, ci sono stati venduti due biglietti relativi a posti laterali situati ben al di fuori dello schermo con una visione pertanto distorta. Inoltre la proiezione è stata costantemente disturbata dal forte rumore del proiettore. Invito a non andare nelle sale cinematografiche tipo questa, interessate solo a vendere più biglietti possibili a scapito della qualità.
Il film vuole raccontare Napoli attraverso la sua musica, progetto sempre interessante anche se poco originale. Il problema è che Turturro non racconta un bel niente, perdendosi in stereotipi da turista americano che trova tutto "molto pittoresco" e inserendo qualche immancabile immagine descrittiva del degrado cittadino per dare la solita nota di colore. Il film è un noioso e stucchevole mix di pubblicità alla Dolce e Gabbana, videoclip musicali e documentari alla History Channel. Se l'intento è quello di presentare la canzone napoletana a chi non la conosce (sopratutto in America), il risultato è ampiamente mancato e il neofita si farà una idea confusa e distorta. Se ricordo bene Turturro nel film parla di una città colorata di suoni. Questo sarebbe stato un'ottimo spunto narrativo, ma Turturro si perde in immagini più adatte a pubblicizzare profumi e biancheria intima.
L'aspetto decisamente interessante del lavoro è invece la riproposizione di alcuni capolavori musicali dal repertorio della canzone napoletana in una veste talvolta inedita e aggiornata. Chi, come me e la maggioranza del pubblico italiano, già conosce questi capolavori ha potuto apprezzare anche le proposte più innovative dove la musica evoca sensi e sentimenti di questa città dalle tante anime e culture. In particolare la versione di Peppe Barra della Tammurriata nera ha strappato l'applauso a scena aperta e da sola vale tutto il film, ma anche gli altri interpreti hanno fornito prove spesso di straordinaria intensità e bellezza. Il film si apre con la voce di Mina e si chiude con quella di Pino Daniele. Oltre il già citato Peppe Barra, vediamo esibirsi Spakka-Neapolis 55, Avion Travel, Misia, Pietra Montecorvino, Massimo Ranieri, Lina Sastri, M’Barka Ben Taleb, Angela Luce, Raiz, Fausto Cigliano, Fiorello, Fiorenza Calogero e Enzo Avitabile.

1 novembre 2010

Un anno in conservatorio

Sono stato trasferito a Roma al conservatorio di Santa Cecilia. Si conclude il mio peregrinare per i conservatori italiani che ha toccato nell'ordine: Cosenza, Rovigo, Perugia e Frosinone. Finalmente potrò insegnare nel conservatorio della mia città, nonché in quello dove mi sono diplomato nel 1977.
Ho deciso di documentare su questo blog la mia esperienza di un anno nel conservatorio Santa Cecilia, da oggi fino al 31 ottobre del 2011.

22 ottobre 2010

Francisco Canaro

Francisco Canaro (1888-1964), nasce in Uruguay da poveri immigrati italiani. L'indigenza della sua famiglia non gli consente di poter studiare, ma ottiene i primi rudimenti musicali da un contadino che gli insegna a suonare la chitarra. Si trasferisce a Buenos Aires dove inizia a esibirsi in pubblico. L'incontro con il bandoneonista Vicente Greco, l'ideatore della denominazione Orquesta Típica, fu per lui molto importante. Con Greco effettua diverse tournées di successo e nel 1912 inizia la sua carriera da compositore con i tangos Pinta Brava e Matasanos. Le sue composizioni sono numerosissime, tanto che è ancora in discussione se siano tutte sue. Dal 1918 intraprende una battaglia per il riconoscimento dei diritti d’autore, fino ad allora non riconosciuti, contribuendo alla creazione dell’attuale SADAIC (Sociedad Argentina de Autores y Compositores de Música, corrispondente alla nostra SIAE) fondata nel 1935. Dal 1924 integra un cantante nell’orchestra per intonare l’estribillo (piccolo ritornello centrale di ogni composizione), aggiunge il contrabbasso come sostegno alla base ritmica e raddoppia il violino e il bandoneón trasformando il trio di base nel famoso sestetto tipico che divenne un modello per le orchestre di Tango.
Canaro fu colui che negli anni ’20 contribuì maggiormente al grande successo del tango in Europa, in particolare a Parigi. Portò la sua orchestra tipica in tutto il mondo e fece apprezzare il tango anche alle classi aristocratiche. Tra i tanghi composti da Canaro meritano di essere citati La tabla-da, Madreselva, Sentimiento gaucho e Halcon negro.

17 settembre 2010

Sconcerto

Ieri sono andato ad assistere allo spettacolo Sconcerto, testo di Franco Marcoaldi e musiche di Giorgio Battistelli.
Toni Servillo (che firma anche la regia) interpreta un direttore d'orchestra che entra in confusione esistenziale e riflette ad alta voce mentre dirige la sua orchestra (Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli). Le sue riflessioni vertono sul disorientamento ideologico e morale che generano lo "sconcerto" in cui viviamo. Il suo stato confusionale lo rende incapace di svolgere il ruolo di direttore d'orchestra e questa condizione, a sua volta, produce altra confusione e disorientamento. Solo nella musica si può trovare la salvezza e la musica di Giorgio Battistelli, come il filo di Arianna, aiuta veramente a liberare la mente dal caos quotidiano fatto di scandali e pubblicità, di sprechi e furbate, di angosce e paure.
Uno spettacolo (parola che spaventa qualche musicista che si autodefinisce "colto") pienamente riuscito e non privo di una giusta dose di "leggerezza" nonostante descriva gli affanni della nostra società.

24 giugno 2010

Billie Holiday - Strange Fruit

Strange Fruit

Strange Fruit è una canzone di denuncia contro i linciaggi dei neri nel sud degli Stati Uniti scritta da Abel Meeropol, un insegnante ebreo di New York membro del Partito Comunista Americano, nel 1939. Lo “strano frutto” di cui si parla nella canzone è il corpo di un nero che penzola da un albero. Meeropol scrisse la poesia Strange Fruit ispirandosi a una fotografia del linciaggio di Thomas Shipp ed Abraham Smith, due afroamericani delle piantagioni del Sud, avvenuto il 7 agosto 1930 a Marion (Indiana). In seguito la poesia divenne il testo della canzone portata al successo da Billie Holiday.
Dopo la fine dello schiavismo il razzismo era ancora molto diffuso. Fra il 1889 e il 1940, nel sud degli Usa, molti afroamericani vennero linciati. Spesso non era neppure necessario un crimine come movente del delitto. Strange Fruit divenne una canzone simbolo della lotta politica per i diritti civili e per l’uguaglianza condotta dai neri. Fu a lungo ostracizzata dalla radio statunitense, e la BBC si rifiutò all’inizio di trasmetterla. Ai tempi dell’apartheid fu vietata in tutte le stazioni radio del Sudafrica.

Southern trees bear a strange fruit,
Blood on the leaves and blood at the root,
Black bodies swinging in the southern breeze,
Strange fruit hanging from the poplar trees.

Pastoral scene of the gallant south,
The bulging eyes and the twisted mouth,
Scent of magnolia, sweet and fresh,
Then the sudden smell of burning flesh.

Here is fruit for the crows to pluck,
For the rain to gather, for the wind to suck,
For the sun to rot, for the trees to drop,Here is a strange and bitter crop


Gli alberi del sud hanno uno strano frutto,
Sangue sulle foglie e sangue alle radici,
Corpi neri oscillano nella brezza del sud,
Uno strano frutto appeso ai pioppi.

Scena pastorale del prode sud,
Gli occhi sporgenti e le bocche contorte,
Profumo di magnolia, dolce e fresco,
Poi l’improvviso odore di carne che brucia.

Ecco il frutto che i corvi beccano,
Che la pioggia coglie, che il vento succhia,
Che il sole fa marcire, che gli alberi fanno cadere,
Ecco un raccolto strano e amaro.

per maggiori informazioni vedi: http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=3080

SON HOUSE ; Death Letter #1 '70 (1/5)


25 maggio 2010

Dimitri Tiomkin

Dimitri Tiomkin (1894 – 1979) è stato un musicista, pianista e compositore ucraino naturalizzato statunitensetudiò al Conservatorio di San Pietroburgo con musicisti quali Felix Blumenthal (pianoforte) e Alexander Glazounov. In seguito, per sottrarsi alla Rivoluzione russa, passò a Berlino dove studiò composizione con Ferruccio Busoni.

In U.S.A. alterna la carriera concertistica a quella di compositore per il cinema alla quale si dedicherà completamente dopo un incidente ad una mano. È l’autore delle musiche di È arrivata la felicità (1937); La vita è meravigliosa (1946), nonché di molti film western come Mezzogiorno di fuoco (1952).

24 maggio 2010

Alexander Nevskij

Il connubio artistico tra Sergej Sergeevič Prokof’ev (Sonzovka 1891 - Mosca 1953) e Sergej Michajlovič Eisenstein (Riga 1898 - Mosca 1948), fatto di reciproca stima e rispetto, ha prodotto opere di grande valore, realizzate nella pienezza di una comune visione artistica, importante sia per la storia del cinema sia per la storia della musica del Novecento.
Alexander Nevskij è un film del 1938 e si configura come una sorta di film-opera dove le musiche di Prokof’ev si compenetrano nelle immagini.

La sequenza più famosa è quella della battaglia sul ghiaccio dove il principe Alexander Nevskij deve contrastare l'avanzata dei cavalieri teutoni che minacciano il suolo russo.

La Pantera Rosa - Sigla Film 4/9

Kiss me Kate

Kiss me Kate è un musical scritto nel 1948 da Bella e Samuel Spewack e musicato da Cole Porter. La vicenda è un tipico esempio del "teatro nel teatro" alla base di molti musical. Racconta la storia di due attori, un tempo marito e moglie, che si trovano a recitare a Broadway nella versione musicale della commedia shakespeariana La bisbetica domata, con l’ovvia nascita di bisticci e ripicche. A questo si aggiunge l'entrata in scena di due gangster che rivendicano un credito del capocomico per gioco d'azzardo. Realtà e finzione teatrale si fonderanno progressivamente fino alla riconciliazione dei due attori.
Kiss Me Kate debuttò il 30 Dicembre del 1948 al New Century Theatre di Broadway. Il successo lo porterà a essere replicato più di mille volte e rappresentato con successo in tutta l'Europa centrale e in Australia.

So In Love - Rachel York

22 maggio 2010

Cole Porter

Cole Porter (1891 - 1964) deve il suo nome ai due cognomi dei genitori: Kate Cole e Sam Porter. A differenza dei compositori suoi contemporanei (come Gershwin, Berlin e Rodgers) che provenivano da umili famiglie, nasce in una famiglia ricca che gli consentirà di vivere senza problemi economici e di dedicarsi alla musica con divertimento.
Nel 1916 esordisce a Broadway con la commedia musicale See America First che fu un grosso fiasco e dovette chiudere dopo due settimene. Si trasferisce quindi a Parigi per comporre canzoni e dopo lo scoppio della Grande Guerra inizia a viaggiare per l'Europa, stringendo amicizia con alcuni dei maggiori intellettuali ed artisti dell'epoca. Nel 1918 Porter incontrò la ricca e affascinante Linda Lee Thomas che sposò l'anno successivo. Nonostante fosse un marito devoto e affezionato, condusse una vita bisessuale che lo portò ad avere relazioni omosessuali con il ballerino e poeta russo Boris Kochno , con l'architetto Ed Tauch (dedicatario di Easy to Love) e con il coreografo Nelson Barclift (che ispirò a Cole la canzone You'd Be So Nice To Come Home To).
Torna a Broadway nel 1928 con il musical Paris che contiene la famosa Let's Do It il cui testo è giudicato ardito per i tempi. Al successo di Paris seguì nel 1932 The Gay Divorce per il quale Porter scrive Night And Day che diventerà uno dei suoi più grandi successi. La consacrazione definitiva avviene due anni dopo con Anything Goes che si avvale del libretto scritto da Guy Bolton e P.G. Wodehouse. L'anno seguente è la volta di Jubilee contenente la canzone Begin the Beguine che diventa subito un successo mondiale.
Nel 1937 una caduta da cavallo gli procura la frattura delle gambe e lo costringe a subire numerose operazioni, nonché a spostarsi su una sedia a rotelle. Porter entra in una profonda depressione che lo assillerà per il resto della sua vita. Quando si pensava che la sua carriera fosse finita, torna sulle scene nel 1948 con il suo più grande successo Kiss Me, Kate. Lo spettacolo è un classico esempio del "teatro nel teatro" alla base di molti musical. La storia è ispirata alla commedia shakespeariana La bisbetica domata e racconta la vicenda di una coppia di attori divorziati che si trovano riuniti a recitare sul palcoscenico. Per questo lavoro (che vincerà il Tony Award come miglior musical e Porter sarà premiato come migliore compositore) utilizza una grande varietà di stili musicali: dal madrigale rinascimentale alle più moderne tendenze jazz. Molti brani del musical sono diventati canzoni di successo come: Another Opening Another Show, So in Love, We Open in Venice, Tom, Dick or Harry, I've Come to Wive It Wealthily in Padua, Too Darn Hot, Always True to You in My Fashion e Brush Up Your Shakespeare.
Dopo l'incidente, Porter continuò a lavorare anche per Hollywood scrivendo le musiche per due film di Fred Astaire, per il musical The Pirate (Gene Kelly e Judy Garland) e per High Society (Bing Crosby, Frank Sinatra, Grace Kelly).
Nel 1958, dopo la morte della madre e della moglie, Cole Porter subì un'amputazione e gli fu messa una protesi. Queste difficili e dolorose prove lo portarono a smettere di scrivere per ritirarsi a vita privata fino alla morte.

18 maggio 2010

Baba O' Riley - Pete Townshend Demo

Who’s Next

Verso la metà degli anni '60 gli Who seppero tradurre in musica il malessere e le esperienze adolescenziali dei giovani inglesi. My Generation era il manifesto di una intera generazione che voleva ribellarsi a quella dei propri genitori fino a sperare di morire prima di diventare vecchi. Gli Who sono gli anticipatori del movimento punk che sarebbe esploso dieci anni dopo.
Dopo i primi dirompenti album Pete Townshend, la "mente" del gruppo, inizia a dedicarsi a composizioni di opere rock. Dopo la pubblicazione di Tommy nel 1969 Townshend concepisce un'altra opera rock intitolata Lifehouse. Il progetto si rivela troppo ambizioso per i tempi tanto che verrà realizzato solo nel dicembre 1999 come dramma radiofonico in musica per la BBC a cui farà seguito nel 2000 un box set di 6 CD (The Lifehouse Chronicles). Il gruppo aveva già registrato alcuni brani e le tracce saranno utilizzate per produrre un album da titolo Who’s Next che uscirà nel 1971.Nel primo brano, Baba O’Riley, Townshend utilizza per la prima volta il sintetizzatore per confezionare un omaggio al minimalismo di Terry Riley e al santone indiano Meher Baba. La ballata Behind Blue Eyes è caratterizzata da una struggente melodia ed è diventata uno dei più celebri brani degli Who. L’album si chiude con il lungo manifesto di rivolta Won't Get Fooled Again.

16 maggio 2010

11 maggio 2010

Lo Zydeco

Lo Zydeco (dal francese les haricots) è una forma di musica folk, che si evolse durante la fine del 1800 per dar voce all'etnia meticcia di lingua francese Creola del Sud-Ovest della Louisiana. Durante i primi anni del XX° secolo questa musica profonda, altamente sincopata, dalle radici indigene, fu scoperta dagli etnomusicologi così come dalle etichette di registrazione. Di solito dai ritmi veloci, e dominata dalla fisarmonica e da una specie di lavatoio conosciuto col nome di rub-board o frottoir, la musica zydeco fu in origine pensata per le sale da ballo, per fare in modo che i neri e le persone libere di colore potessero riunirsi per socializzare. Allorquando i Creoli stabilirono le loro comunità di preghiera, la musica si spostò al centro della comunità cattolica ed in seguito alle sale da ballo rurali ed ai nightclub. Come risultato, lo Zydeco integrò valzer, danze shuffle, Passo a Due, blues, rock and roll, e molte danze musicali dell'epoca.
Oggi, la tradizione del cambiamento e dell'evoluzione in questo genere di musica continua, mantenendosi rilevante, integrando persino più generi come reggae, hip-hop, R&B, soul, ska, rock, afro-caraibica e altri stili che vanno aggiungendosi alle forme tradizionali.Gli inizi rurali dello zydeco e le condizioni economiche prevalenti durante la genesi di questo genere musicale, si riflettono sui titoli delle canzoni, sui testi e sul cantato depresso (blues).
La musica si presenta come sintesi della musica tradizionale Creola, con influenze dalla musica Cajun e dalla tradizione afro-americana inclusi R&B, blues, jazz, e gospel. Fu spesso definita solo come French music o come la-la. Il musicista Amédé Ardoin fece la prima registrazione di musica creola nel 1928. Questo tipo di musica servì da fondamenta per quel genere che verrà conosciuto più tardi col nome di zydeco.

Fats Domino

Antoine "Fats" Domino è nato il 26 febbraio 1928 in una zona povera di New Orleans che era stata da poco bonificata dalle paludi. Fin da giovanissimo impara a suonare il pianoforte influenzato dai pianisti boogie ed esibendosi nei locali honky tonk della città.
L'incontro con produttore Dave Bartholomew darà seguito a una collaborazione esemplare nell'ambito della musica rock di tutti i tempi. Il primo disco ufficiale è The Fat Man (1949), secondo molti il primo vero disco di rock and roll in quanto acquistato e ascoltato sia da ragazzi bianchi che da quelli afroamericani. Il brano è un rifacimento di Junker’s Blues di Champion Jack Dupree al quale Fats cambia le parole. A metà degli anni '50 Domino raggiunge le vette delle classifiche americane e inglesi con i dischi Ain’t That A Shame (1955), I’m In Love Again (the traditional Blueberry Hill, 1956), Blue Monday (1957), I’m Walking (1957). Il successo continuò fino ai primi anni '60, quando la British Invasion cambiò i gusti del pubblico giovanile.
La musica di Fats Domino si distaccava da quella dei maggiori roker considerata una minaccia dal pubblico adulto. La sua immagine era molto lontana dall’iconografia del rock and roll tutta sesso e ribellione. Il grasso, timido e riservato intrattenitore di New Orleans portò alle estreme conseguenze il vivace cajun boogie e il rilassato jump blues dei locali notturni della sua città. Con quello stile ibrido caratterizzato dalla sua voce in falsetto vendette sessantacinque milioni di dischi, risultando secondo soltanto a Presley.
Domino incise con regolarità fino al 1970, continuando a fare concerti dal vivo molto seguiti per vari decenni. La sua influenza sulla musica degli anni sessanta e settanta è testimoniata anche dal brano Lady Madonna dei Beatles che John Lennon e Paul McCartney scrissero per omaggiare il suo stile. L'ultimo suo successo è Fats is Back, proprio una cover del brano dei Beatles che rilancia l'immagine di Domino in Europa.

8 maggio 2010

Charles Ives

Charles Ives nacque nel Connecticut il 20 ottobre 1874, figlio di George che era un direttore di banda con interessi per la sperimentazione musicale come la costruzione di strumenti musicali che producevano quarti di tono. Un'altra esperienza di George Ives consisteva nel far suonare due brani con differente ritmo e tonalità da due bande che, marciando in direzione contrapposta, creavano effetti di poliritmia e politonalità. Questi esperimenti musicali del padre influenzarono fortemente il giovane Charles che, in seguito, riprodusse nelle sue composizioni ciò che aveva udito.
Charles Ives cominciò a comporre musica giovanissimo, sviluppando tecniche innovatrici che non potevano essere apprezzate dai suoi contemporanei condizionati da un clima musicale che faceva riferimento ai modelli ottocenteschi europei, soprattutto a quelli tedeschi. Il padre lo avviò allo studio del pianoforte, del violino, della cornetta e della composizione. Più tardi studiò l'organo e divenne dapprima organista nella chiesa battista, in seguito in una chiesa di Bloomfield (dal 1898 al 1900) e poi per due anni nella Central Presbyterian Church di New York.
Ives si rese conto della difficoltà di essere un musicista spregiudicatamente sperimentale in un ambiente musicale accademico e quindi decise di rinunciare a fare della composizione la propria professione, dandosi con successo all'attività di assicuratore e componendo nei momenti liberi. Le sue intuizioni musicali forgiarono un personalissimo linguaggio che era del tutto estraneo alle contemporanee ricerche delle avanguardie europee. Una delle caratteristiche più originali era quella di utilizzare complessi materiali eterogenei, sia da fonti classiche (come la Quinta di Beethoven) che da inni religiosi, canzoni, marce, musiche di banda. Nel 1981 scrisse Variations on "America" (ispirata dall'inno nazionale britannico) che eseguì personalmente per la festa dell'indipendenza il 4 luglio. Nel 1908 fu la volta di The Unanswered Question per un insolito insieme formato da una troma, quattro flauti e quartetto d'archi. La Concord Sonata (1909-1915) per pianoforte è formata da 4 movimenti dedicati a Emerson, Thoreau e agli Alcott. Tra le altre composizioni ricordiamo le 4 sinfonie, la Holydays Symphony (1904-1913), Central Park in the Dark (1906), Three Places in New England (1911-14), il Quartetto n. 2 e circa 150 Songs per voce e pianoforte.
Charles Ives morì a New York il 19 maggio 1954. Dopo meno di un decennio le sue composizioni iniziarono ad essere riconsiderate e Ives è attualmente considerato come dei più grandi compositori americani, sicuramente il primo di chiara fama.

4 maggio 2010

Venus in Furs

Venus in Furs è un brano dei Velvet Underground scritto da Lou Reed e pubblicato sul loro primo album del 1967 The Velvet Underground & Nico. La canzone si ispira all'omonimo romanzo di Leopold von Sacher-Masoch, lo scrittore da cui deriva il termine masochismo, e narra di una morbosa storia di sesso impregnata di sadomasochismo.
La musica è contraddistinta dalla sonorità più tipica della band, caratterizzata dalla viola elettrica di John Cale e della Ostrich guitar di Reed, una chitarra con tutte le corde accordate sulla stessa nota.
Il brano veniva regolarmente eseguito durante gli show dell'Exploding Plastic Inevitable, uno degli spettacoli d'arte creato da Andy Warhol negli anni '60, dove ballerini muniti di fruste evocavano i personaggi del testo mentre il gruppo suonava.
L'ossessiva cadenza musicale sottolinea il clima morboso e perverso che nel finale si trasforma in una malinconica descrizione dell'angosciosa solitudine legata alla vita borghese: "I am tired, I am weary / I could sleep for a thousand years / A thousand dreams that would awake me / Different colors made of tears" (Sono stanco, sono esausto / Potrei dormire per un migliaio di anni / Un migliaio sono i sogni che potrebbero svegliarmi / Colori differenti, fatti di lacrime).

Kill for peace

Nel 1967 Tuli Kupferberg, straordinario personaggio della controcultura al confine fra mondo beat e folk revival, cantava insieme ai Fugs:
Kill, kill, kill for peace
Kill, kill, kill for peace
Near or middle or very far East
Far or near or very middle Ea
st.
Ammazza, ammazza, ammazza per la pace: nel vicino o medio o molto estremo oriente, nell’estremo, vicino, o molto medio Oriente…” E continuava, scandendo sui cliché degli slogan politici e pubblicitari: “Se non li ammazzi tu li ammazzeranno los cubanos […] se non li ammazzi potrebbero sovvertire la Prussia, se non li ammazzi potrebbero amare la Russia […] ammazza, ammazza, sarà bellissimo, me l’ha promesso il mio capitano…” Kupferberg continuò ad aggiornare la canzone con nuove strofe, fino almeno alla fine degli anni ’80.
Purtroppo il suo “Kill for peace” ha continuato nel tempo a trovare nitide risonanze come nei recenti “bombardamenti umanitari” di fine millennio.

25 aprile 2010

solidarietà per Alfredo Gasponi

Documento di solidarietà al critico Alfredo Gasponi del Consiglio Accademico del Conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone
Il Consiglio Accademico del Conservatorio "Licinio Refice" di Frosinone, in merito al recente pronunciamento di un tribunale competente, interpretando anche l'intenzione manifestata da numerosi docenti del nostro istituto, esprime la piena solidarietà nei confronti del prof. Alfredo Gasponi che per oltre venti anni è stato un apprezzato docente di storia della musica presso il nostro conservatorio. In tale funzione il prof. Gasponi ha sempre rilevato competenza ed equilibrio, qualità per le quali si è segnalato come critico musicale esternando da sempre, fra l'altro, nelle pagine de "Il Messagero" la sua più che lusinghiera considerazione della professionalità dell'orchestra di Santa Cecilia. Il Consiglio Accademico del Conservatorio di Frosinone si associa al documento del Collegio dei professori del Conservatorio "Santa Cecilia" di Roma, ribadendo l'esigenza di una piena affermazione del diritto alla libertà di stampa e di pensiero e autorizzando la massima diffusione del presente documento.
Foto dell'articolo del 9 marzo 1996 de "Il Messaggero" per il quale il critico Alfredo Gasponi è stato condannato in appello a risarcire l’Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia con una cifra di 486.000 euro per avere redatto un'intervista al direttore Wolfgang Sawallisch richiamata in prima pagina col titolo “A Santa Cecilia non sanno suonare”.

24 aprile 2010

Hoagy Carmichael

Hoagy Carmichael nacque il 22 novembre del 1899 a Bloomington, Indiana. Studiò pianoforte con la madre e iniziò a comporre mentre frequentava la Indiana University. All'inizio la musica fu solo una occupazione parallela allo studio, ma poi decise di dedicarvisi completamente. Nel 1927 realizzo le sue prime incisioni per l'etichetta "Gennett". Carmichael era un songwriter dalla vena lirica con evidenti riferimenti alla musica afroamericana e una capacità di evocare le atmosfere più tipiche dell'America. Fu anche un eloquente interprete delle proprie canzoni tra le quali la più famosa fu Stardust (1927). Scrisse anche Riverboat Shuffle, Rockin' Chair, Washboard Blues, Heart & Soul e Georgia on My Mind che fu resa celebre nel 1960 da Ray Charles e che nel 1979 divenne canzone ufficiale dello stato di Georgia.
Hoagy Carmichael partecipò come attore ad almeno 14 film recitando al fianco di attori del calibro di Humphrey Bogart, Lauren Bacall e Kirk Douglas. Spesso in questi film appariva cantando una sua composizione accompagnandosi con il pianoforte.
Morì per infarto cardiaco il 27 dicembre del 1981 a Rancho Mirage, in California.

12 marzo 2010

Officina de L'Aquila

L’Officina de L’Aquila si forma nel conservatorio della città “Alfredo Casella” durante l’anno scolastico 1971/72. Nasce come gruppo di improvvisazione all’interno della classe di esercitazioni orchestrali per iniziativa dell’insegnante Gianluigi Gelmetti. Dopo i primi tentativi, a volte con risvolti comici data la inesperienza alla pratica del suonare improvvisando, il gruppo inizia ad avere una sua fisionomia musicale attraverso esercizi propedeutici. Alla fine dell’anno scolastico il gruppo è in grado di proporre le sue improvvisazioni in pubblico durante il saggio di esercitazioni orchestrali che si tiene il giorno 25 maggio. In questa occasione il “Gruppo d’Improvvisazione Alfredo Casella” esegue tre improvvisazioni: Situazione 1, Situazione 2 e Situazione 3. Il gruppo è formato da quelli che possono essere considerati i fondatori del complesso, insieme al maestro Gelmetti: Francesco Baldi, flauto; Massimo Paolucci, clarinetto; Gianluca Tarquinio, clarinetto; Giovanni Marulli, fagotto; Mario Scaglione, tromba; Raffaello Angelini, violoncello; Antonio De Laurentiis, contrabbasso.
Il 3 giugno 1973 avviene la prima uscita ufficiale del gruppo con l’esecuzione di una loro personale versione della partitura aleatoria Solo di Sylvano Bussotti in un concerto dedicato alle musiche del compositore toscano. Il concerto ha luogo nell’auditorium del castello de L’Aquila e il gruppo si esibisce sotto il nome “I Filarmonici Abruzzesi” diretto da Gianluigi Gelmetti.

Ne fanno parte: Francesco Baldi, flauto; Massimo Paolucci, clarinetto; Gianluca Tarquinio, clarinetto; Giovanni Marulli, fagotto; Mario Scaglione, tromba; Sabatino Servilio, violino; Raffaello Angelini, violoncello; Antonio De Laurentiis, contrabbasso.
Il giorno dopo il gruppo, nella stessa formazione, si esibisce nuovamente nell’auditorium del castello per i saggi finali del conservatorio. In questa occasione viene eseguita una composizione di Raffaello Angelini dal titolo Improvvisazione per sette strumenti, diretta dall’autore, alla quale fa seguito una improvvisazione del gruppo intitolata Divertissement per otto.
L’anno seguente il gruppo si esibisce il 16 febbraio, sempre nell’auditorium del castello cinquecentesco, all’interno della “Prima Settimana Aquilana di Musica Moderna e Contemporanea”. Il programma del concerto, interamente eseguito dall’insieme musicale, comprende: For Four (&more) di Carlo de Incontrera; Wirbel di Enrico Correggia; una improvvisazione del gruppo; Solo di Sylvano Bussotti; Sinfonia 2 di Domenico Guaccero. Per l’occasione viene scelto il nome “Gruppo Sperimentale Casella” e gli esecutori sono: Francesco Baldi, flauto; Vincenzo Santucci, flauto e ottavino; Massimo Paolucci, clarinetto e percussione; Gianluca Tarquinio, clarinetto e percussione; Roberto Corradetti, fagotto; Giovanni Marulli, fagotto; Mario Scaglione, tromba; Domenico Chiarelli, trombone e percussione; Orazio Tuccella, corno; Sabatino Servilio, violino; Raffaello Angelini, violoncello; Antonio De Laurentiis, contrabbasso e chitarra elettrica; Elena Matteucci, percussione; Sergio Rendine, pianoforte; Gianluigi Gelmetti, direttore. Il concerto riscuote molto successo, tanto che il programma sarà replicato più volte, con qualche variazione, nei concerti che seguiranno. In particolare la Sinfonia 2 di Domenico Guaccero, una partitura aleatoria che consente l’inserimento di molti spunti personali da parte degli esecutori, diventerà uno dei brani più eseguiti dal complesso. Con questo concerto inizia ad occuparsi del gruppo non solo la stampa locale, ma anche quella nazionale come la rivista “Jazz” con un articolo di Dario Salvatori.
Nel 1975 il gruppo decide di chiamarsi “Officina de L’Aquila” e con questo nome si esibisce in due concerti a L’Aquila il 14 e il 20 marzo. La scelta del nome sta ad indicare il modo di operare dell’insieme musicale che si ispira alle “officine” artistiche del medioevo. Nel complesso strumentale, accanto al nucleo “storico”, si inseriranno diversi esecutori a seconda delle esigenze musicali legate alle composizioni scelte per i vari concerti. Viene però deciso che faranno parte del gruppo di improvvisazione solo i componenti che si sono dedicati a questa prassi esecutiva fin dagli esordi in quanto hanno sviluppato un linguaggio autonomo che non è possibile acquisire con le prove per un singolo concerto. Tra le varie esibizioni durante l’anno sono da ricordare quelle all’interno della rassegna “Musica/Realtà” a Reggio Emilia e al “Festival Nazionale de L’Unità” di Firenze. Nel settembre dello stesso anno il gruppo si esibisce ad Amalfi. Dopo questo concerto finisce la collaborazione con il maestro Gianluigi Gelmetti e il gruppo cambia il nome in “Nuova Officina de L’Aquila”.
Con questa nuova sigla il gruppo parteciperà a numerose manifestazioni in varie città d’Italia, tra le quali si segnalano i concerti al “Beat 72”, lo storico locale che è stato il centro propulsore dell’avanguardia romana.
L’ultima esibizione del gruppo è stata nell’aprile del 1978 ad Ancona all’interno della rassegna concertistica dell’”A.I.M.A.S.”.

6 marzo 2010

The Kinks

La metà degli anni Sessanta vede emergere in Inghilterra i primi complessi che fanno della durezza espressiva la loro bandiera. Il riff duro di You Really Got Me dei Kinks viene dai più considerato come l'anticipazione dell’hard -rock.
Il gruppo è formato dai fratelli Ray e Dave Davies, dal bassista Peter Quaife e dal batterista Mick Avory. I lavori del gruppo si orientano verso progetti di concept-album come The Kinks Are The Village Green Preservation Society, uscito nel 1968, che è formato da quindici scenette musicali sul sogno della Vecchia Inghilterra dei bei tempi andati fatta di prati verdi, casette pulite e partite di cricket. L'album è uno dei lavori più riusciti del gruppo.
Nello stesso anno Ray Davies inizia a lavorare a un'opera rock commissionata da una emittente televisiva sulla caduta dell'impero britannico. Il lavoro viene poi rifiutato e il materiale è utilizzato per l'album Arthur Or The Decline And Fall Of The British Empire, interamente scritto da Davies, che esce nel 1969 (con il nuovo bassista John Dalton al posto di Peter Quaife).

British Invasion

Con il termine British Invasion si intende quel fenomeno musicale (e commerciale) per cui alcuni artisti originari del Regno Unito (soprattutto inglesi) iniziarono a fare tourneé negli Stati Uniti, in Australia e Canada e, successivamente, in altri paesi.
Tutto iniziò con i Beatles che, sbarcati negli USA, fecero una storica apparizione all’Ed Sullivan Show nel Febbraio del 1964. Le classifiche americane vengono conquistate da dischi dei Fab Four e il loro successo funge da trampolino di lancio nel nuovo continenti per altri gruppi del beat e del rock inglese come: Rolling Stones, Kinks, Animals, Hollies, Searchers e Troggs.
Una seconda ondata segna la comparsa di gruppi che risentono delle innovazioni musicali di fine anni ’60: Who, Cream, Procol Harum, Yardbirds e Zombies ne sono i principali protagonisti.
La British Invasion ha costituito un clamoroso capovolgimento di flusso. La musica nata in America e che era diventata espressione dei giovani, divenuti a tutti gli effetti un nuovo soggetto sociale, era stata praticamente messa al bando negli Stati Uniti. La stessa musica, "emigrata" in Inghilterra, ritorna nel paese d'origine riveduta e corretta dalle nuove band inglesi.
Ecco un elenco di alcuni gruppi protagonisti della British Invasion:
Freddie & the Dreamers; Gerry & the Pacemakers; Herman's Hermits; Manfred Mann; New Yardbirds; Pink Floyd; Spencer Davies Group; The Animals; The Beatles; The Moody Blues; The Easybeats; The Dave Clark Five;The Dirty Mac; The Hollies; The Kinks; The Rokes; The Rockin' Vickers; The Rolling Stones; The Shadows; The Small Faces; The Tremeloes; The Move; The Warriors; The Who; The Zombies.

5 febbraio 2010

Il Tabarin

Lo stile e la comicità del café-chantant escono dai locali frequentati dall’aristocrazia e dalla borghesia liberale per approdare ai grandi spazi del teatro. che segue i gusti emergenti delle classi medie. Il nuovo ceto sociale determinerà l’enorme successo del Tabarin dove, oltre ad assistere alle rappresentazioni di arte varia, si poteva ballare.
Il tabarin, che si può considerare il progenitore del night e delle balere, provoca una mutazione dei tanti locali che erano appartenuti al caffè concerto.
Anna Fougez, simbolo di seduzione, è la diva che segna il passaggio dal mondo del café-chantant verso il tabarin e il varietà cantando con voce roca Vipera (1919) e La violetera (1920).
Gino Franzi contribuisce alla modernizzazione del costume e del gusto musicale italiano grazie a titoli come Addio Tabarin, Scettico blu, Abat-jour e Balocchi e profumi.

23 gennaio 2010

Leopoldo Fregoli

Leopoldo Fregoli nasce a Roma il 2 luglio 1867. Dopo le prime esperienze teatrali, concentra la sua attività su numeri funambolici di trasformismo, raggiungendo grande fama internazionale. Adatta varie forme di comunicazione a questo spettacolo di teatralità circense, anche la canzone che ha praticato soprattutto in versione dialettale. Sono da ricordare le sue apparizioni al Festival di San Giovanni dove vinse la prima edizione interpretando la canzone Le Streghe scritta da Nino Ilari e musicata da Alipio Calzelli.
La sua abilità nell’interpretare da solo una commedia con quindici personaggi ha fatto coniare il termine “fregolismo”, proprio per intendere la capacità di trasformarsi in pochi momenti. Ai suoi spettacoli contribuivano poche persone: un direttore d’orchestra, un regista, due macchinisti, due elettricisti, un meccanico, due trovarobe, una modista e una sarta. Ha furoreggiato dagli ultimi anni dell’Ottocento alla metà degli anni Venti esibendosi in più di 650 teatri di tutto il mondo.
Quando si ritira dalle scene si stabilisce a Viareggio dove muore il 26 novembre del 1936.
Scrisse un libro autobiografico pubblicato nel 1936 con il titolo Fregoli raccontato da Fregoli, riletto e ripubblicato nel 2007 a cura di Arturo Brachetti che lo ha portato in scena in forma di musical dal titolo Fregoli.

22 gennaio 2010

Il Caffè concerto

Fra la fine del 1800 e l’inizio della Grande Guerra è possibile assistere a spettacoli comici, cabaret, pantomime, balletti e ascoltare canzoni nei Caffè concerto, locali dove si potevano consumare bevande e generi alimentari nel corso dello spettacolo.
Il fenomeno nacque a Parigi nel XVIII secolo con il nome di Café-chantant (o Café-concert) grazie all’abolizione del monopolio dei teatri che permise, a partire dal 1791, l’apertura di numerose sale di spettacolo. Tuttavia solo la metà del XIX secolo vide il nuovo fenomeno diffondersi anche nelle città di provincia e all'estero. A differenza dei Tabarin, molto simili, non vi si praticava il ballo da parte degli spettatori.
I Café-chantant segnarono l’emergere di una cultura popolare che diede vita alla tradizione della canzone francese, ma anche del music-hall e del cinema.
In Italia questo nuovo spettacolo approdò a Napoli dove, nel 1890, fu inaugurato il Caffè Margherita. Seguono l’Eden a Bologna, l’Alhambra e le Folies-Bergères a Firenze, il Diana a Milano, il Maffei a Torino , l’Olympia e il Margherita a Roma.

In questi locali hanno inizio le carriere di nuovi divi, che devono il loro successo soprattutto alla propria presenza scenica. A Napoli le dive del Caffè concerto vengono chiamate sciantose, termine derivato dal francese chanteuse (cantante). Nel 1875 Luigi Stellato lancia l’idea dello spogliarello attraverso la sua famosa A cammesella. Da questo momento il Caffè concerto italiano si differenzia da quello francese, pieno di fascino e raffinatezza, diventando un “luogo di perdizione” dove il pubblico si reca alla ricerca di atmosfere maliziose e dove si iniziano a utilizzare canzoni dal soggetto audace e con doppi sensi.
Nei caffè concerto trovano spazio anche i comici del futuro teatro delle varietà. Personaggi come Nicola Maldacea, Leopoldo Fregoli, Ettore Petrolini e Raffaele Viviani iniziano la loro gavetta su questi palcoscenici.

11 gennaio 2010

Screamin' Jay Hawkins

Nel 1956, mio primo anno di vita, oltre a Elvis Presley che sandalizzava la società americana con la sua apparizione televisiva all’Ed Sullivan Show usciva I Put A Spell On You di Screamin’ Jay Hawkins.
Screamin Jay Hawkins è un bizzarro personaggio che viene considerato un punto di riferimento di molti artisti rock delle generazioni successive. Nasce il 18 luglio 1929 a Cleveland, Ohio e nel 1951 inizia la sua carriera musicale come pianista jazz. Il grande successo di I Put A Spell On You è dovuto anche alle sue stravaganti esibizioni accompagnate da elementi macabri, come bare e teschi, oppure fatte in palese stato di ubriachezza.
Tra gli altri suoi brani si segnalano Why did you waste my time, Hong Kong, Yellow coat, Alligator wine, Constipation blues, Orange colored sky e Feast of the Mau Mau.
Dopo una lunga convalescenza Screamin Jay Hawkins torna alla ribalta alla fine degli anni '60, soprattutto in Europa.
Ha partecipato anche in alcuni film tra i quali Stranger than paradise di Jim Jarmusch (1984).
Muore il 12 febbraio 2000 dopo un’operazione per un aneurisma, lasciando molti figli da diverse donne.